La biodiversità sta scomparendo

I numeri parlano chiaro: dall’inizio del secolo scorso il 75% delle varietà vegetali è andata perduta e i tre quarti dell’alimentazione mondiale dipendono da appena 12 specie vegetali e 5 animali. In Italia di 8 mila varietà di frutti presenti alla fine del 1800, oggi ne sono rimaste solamente 2mila: le antiche varietà di mele erano circa un migliaio: ad oggi l’80% delle mele prodotte nel nostro Paese appartiene a quattro varietà, di cui due americane, una australiana e una neozelandese.

Di fronte all’emergenza, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2010 “Anno internazionale della biodiversità”. Ma chi vuole un mondo così “uniforme”? E chi ha reso i semi delle varietà antiche “clandestini”?

Le varietà moderne sono prodotte con l’unico scopo di favorire l’agricoltura industriale e la grande distribuzione organizzata. Gli ortaggi devono poter superare raccolte e imballaggi meccanici e lunghi viaggi, avere pezzatura simile, maturare in modo uniforme per favorire la raccolta simultanea.

E ogni seme, per essere commercializzato, deve essere iscritto in un “Registro comune europeo” e nei registri nazionali, voluti delle grandi ditte sementiere, per “spingere” i semi ibridi e che garantiscono maggior profitto. Centinaia di varietà sono così scomparse dai mercati e tutti i semi che negli anni 70 erano stati eliminati dalla lista, sono stati dichiarati “illegali”.

Ma la riscossa parte dal basso, dalla terra. “Il Frutto ritrovato”, oltre a spiegare con chiarezza storia e cause dell’erosione della biodiversità, rappresenta una mappa completa dell’Italia biodiversa: un libro che racconta prima di tutto le storie dei seed saver, i “custodi di semi”, una rete di contadini che preservano le varietà antiche nei loro orti, dalle mele in Val di Non al fagiolo “13 minestre”.

Una vera e propria “geografia” di semi e frutti antichi: le attività di associazioni storiche quali Civiltà Contadina e Slow Food, le decine di aziende agricole, agriturismo, vivai, cascine, fattorie didattiche, gruppi d’acquisto solidali, orti e frutteti dove si coltiva la biodiversità. Gli eventi e le sagre per conoscere la mela annurca, la pera volpina e centinaia di altri frutti e ortaggi antichi.

Gli orti didattici e scolastici e l’educazione alla biodiversità. Infine tanti libri da leggere, magari stesi in un orto biodiverso, tra un patata quarantina e una cicerchia. Perché non si può vivere senza differenze.

Chiara Spadaro, giornalista, collabora con Altreconomia e Carta. È laureanda in antropologia culturale.
Con la prefazione di Piero Sardo, presidente di Fondazione Slow food per la biodiversità.

Il Frutto ritrovato”
di Chiara Spadaro, 96 pagine, 4,50 euro – Altreconomia
Da maggio 2010 in libreria, il testo può essere acquistato anche nelle botteghe del commercio equo e solidale e sul sito di Altreconomia: www.altreconomia.it/libri

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Laura Anicio, Altreconomia tel. 02 87365600 – 340 8431832 

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